
Dichiarazione dell’Associazione Donne per la Chiesa sulla relazione di sintesi della prima sessione del sinodo sulla sinodalità
Sulla relazione di sintesi del Sinodo
30/10/2023
Dichiarazione dell’Associazione Donne per la Chiesa sulla relazione di sintesi della prima sessione del sinodo sulla sinodalità
“Noi desideriamo essere accompagnate e accompagnare non perché donne ma perché parte legittima di una Chiesa equa e inclusiva.”
Ci sentiamo interpellate a riflettere su tutto il documento pubblicato, ma ora condividiamo una reazione a caldo sul capitolo ‘Le donne nella vita e nella missione della Chiesa’.
Constatiamo che nella Relazione di sintesi della Prima sessione sinodale sulla sinodalità, un capitolo nella seconda sessione, è interamente dedicato alle Donne nella vita e nella missione della Chiesa. Il nostro obiettivo è che arrivi il giorno in cui la questione femminile non sia più una questione da trattare in un capitolo a parte, ma ad oggi non è così.
Ad una prima lettura sentiamo come le donne nella chiesa siano percepite ancora troppo come destinatarie e oggetti e non protagoniste con pari dignità degli uomini. Percepiamo una tiepidezza nell’osare spazi e modelli più inclusivi delle donne che ci fa sentire deluse. Sentiamo una paura e un timore nel riconoscere alle donne una soggettività pro-attiva.
Percepiamo un tono paternalistico che contraddice la realtà di tante donne, laiche e consacrate, leader e preparate per mettere i loro doni al servizio della comunità ecclesiale.
Sinceramente, siamo un po’ stanche di essere destinatarie di azioni pastorali come viene ricordato in questo passaggio “chiediamo alla Chiesa di crescere nell’impegno di comprendere e accompagnare le donne, dal punto di vista pastorale e sacramentale”.
Noi desideriamo essere accompagnate e accompagnare non perché donne ma perché parte legittima di una Chiesa equa e inclusiva.
Tra le questioni da affrontare leggiamo: come la Chiesa può inserire più donne nei ruoli e nei ministeri esistenti? Se servono nuovi ministeri a chi spetta il discernimento, a quale livello e con che modalità?
Sentiamo che queste domande, pur importanti e legittime, non sono affatto nuove perché ce le poniamo già da tempo: sentiamo sia il tempo di nominare con chiarezza quali cambiamenti, ai diversi livelli, siano necessari perché questo accada.
La nostra associazione, così come altri movimenti e realtà femministe, hanno proposto passi concreti, dal diaconato femminile alla riforma dei ministeri; da processi decisionali più trasparenti e partecipativi alla revisione di parti del Diritto canonico; da una maggiore presenza di donne nei seminari, come insegnanti e direttrici.
Riconosciamo in questo sinodo la presenza di donne ma, purtroppo, in un numero troppo ridotto perché ci sia una equa riflessione sulla conversione necessaria perché le donne siano partecipi nella Chiesa come soggetti a tutto campo.
Se vogliamo veramente un cambiamento e la complementarità tanto cara a una parte della Chiesa tra uomini e donne, è necessario che a parlarne siano tutte le donne, con modalità partecipative da pensare insieme. Se le donne invitate a riflettere sono scelte da uomini che, in diversi modi, manifestano il timore di lasciare loro più spazio, questo mina la validità del processo stesso del discernimento.
Siamo comunque grate a tutti le donne e uomini che in questo mese hanno dedicato tutta la loro attenzione, cura, riflessione e preghiera a questo documento.
Continueremo a riflettere e a discernere come donne ‘diverse e unite per una chiesa equa’.
Contatti: donneperlachiesa.presidente@gmail.com – www.donneperlachiesa.it – wapp 328 07 22 672















PROPOSTA DI AZIONE DI RESISTENZA NONVIOLENTA





LA COMUNITA’ SI INCONTRA A MIANELLA
INCONTRI GENERALI 2024 – 2025








Ho conosciuto Nicola in alcune riunioni della nuova sinistra napoletana, presente, attivo e sempre molto analitico nei suoi interventi. L’ho conosciuto meglio quando si è avvicinato alla nostra Comunità seguendoci nelle discussioni e nelle iniziative, forse incuriosito anche da questa esperienza singolare di una spiritualità laica. Nicola è stato sicuramente un compagno di vasta cultura e,spesso, lo evidenziavano i suoi lunghissimi, chilometrici commenti sui social (con soventi nostre insofferenze) che spaziavano dalla politica all’arte, dalla storia allo sport, al costume, sempre con competenza e personale partecipazione. A me Nicola è sembrato spesso una persona di altri tempi, in senso positivo, rispetto al cinismo, disumanita’, carrierismo che caratterizza questo nostro tempo. Lui, invece, con la sua gentilezza, generosità, il lavoro di avvocatura al servizio degli ultimi, un aspetto quasi di innocenza fanciullesca. L’impegno per la causa del popolo sahavariano lo ha visto lavorare fino agli ultimi giorni di vita. Adesso, caro Nicola, continueremo ad ascoltarti, stavolta nell’essenza del silenzio, e forse apprezzerete di più la tua voglia di comunicare. Riposa in pace!











































































































































“Il Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle – Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti“.Andate a imparare che cosa vuol dire: ‘Misericordia io voglio e non sacrifici’ (9,13). È un’accusa diretta verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole “sporcarsi le mani”, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano. Si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti”.
















SABATO 24 FEBBRAIO 2024







accogliere gli altri profughi che arrivano a noi scappando da altre guerre, fame e lager di tortura. Questa crisi sta mettendo in luce come questa Europa non è capace di progettare il suo ruolo geo-politico in un mondo dove tutti siamo sulla stessa barca.





di Domenico Pizzuti


“…E qui rinnovo il mio appello affinché «in considerazione delle circostanze […] si mettano in condizione tutti gli Stati, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri»[6]”.“…«Una nuova etica presuppone l’essere consapevoli della necessità che tutti s’impegnino a lavorare insieme per chiudere i rifugi fiscali, evitare le evasioni e il riciclaggio di denaro che derubano la società, come anche per dire alle nazioni l’importanza di difendere la giustizia e il bene comune al di sopra degli interessi delle imprese e delle multinazionali più potenti»[9]. Questo è il tempo propizio per rinnovare l’architettura finanziaria internazionale[10].”
«che può essere l’occasione per una transizione positiva, ma che richiede grandi cambiamenti: nel mondo del lavoro, nell’economia, nella nostra stessa organizzazione sociale, nel nostro equilibrio con la natura. Il Papa ha chiesto a noi economisti delle proposte concrete per affrontare queste sfide, che abbiano basi solide ma anche la creatività del Vangelo». La direzione verso cui la commissione post Covid-19 del Vaticano sta lavorando è quella di un modello economico più sostenibile e dell’ecologia integrale, per questo suor Alessandra è coinvolta anche nell’anno di celebrazioni della Laudato si’, l’enciclica sulla custodia del creato di papa Francesco, a cinque anni dalla pubblicazione il 24 maggio 2015. «Questi cinque anni sono stati il periodo della ruminatio», afferma suor Smerilli. «La Laudato si’ è stata accolta subito con entusiasmo, anche in ambienti non cattolici. Sono partite iniziative in tutto il mondo: penso alle famiglie che si sono unite per ridurre i consumi, alle nuove “comunità Laudato si’”, alle università e alle parrocchie che stanno attuando la conversione ecologica e danno spazio a una spiritualità del creato, all’interessante fenomeno dei monasteri a impatto zero, a tante persone non credenti che si sono mosse ispirate dall’enciclica. All’inizio si è trattato di iniziative sporadiche, che poi però sono state messe a sistema da chi, profondamente convinto, si è fatto promotore del cambiamento. L’anno di celebrazione sarà un altro inizio, cui seguiranno sette anni – un numero biblico, non a caso, per far crescere queste pratiche di transizione ecologica e replicarle, fare massa critica e aumentare l’impatto sulla politica e su chi deve prendere decisioni».





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