
Il Vangelo è la soluzione
José María Castillo
È evidente che stiamo sopportando una delle situazioni più difficili che possa ricordare nella mia vita. E ho già molti anni. La salute mondialeseriamente minacciata. L’economia insicura e un futuro sovraccarico di domande senza risposta. La politica diventa ridicola di fronte alla confusione di dittatori che sembrano pagliacci. Tutto questo ha una via d’uscita?
Certo che ce l’ha. L’umanità e la bontà sono più forti e più potenti di tutti i poteri che ci minacciano. E lo ripeto con insistenza: la soluzione si basa solo su due pilastri fondamentali: l’umanità e la bontà. E non dimentichiamoci che questi due pilastri (essere più umani ed essere più buoni) li abbiamo tutti a portata di mano. Basta volerlo. Basta prenderli sul serio. E lo ripeto con insistenza: se vogliamo, lo possiamo.
Ma tutto questo non è un’ingenuità? Se ci limitiamo a ciò che dà la condizione umana, è un’enorme e volgare ingenuità che non serve a nulla. Per questo, per il fatto che la condizione umana non dà ciò di cui abbiamo bisogno per prendere sul serio e mettere in pratica l’umanità e la bontà, per questo insisto che c’è una fonte inesauribile, che ci porta e ci fornisce tutta l’umanità e tutta la bontà di cui abbiamo tanto bisogno.
Ma dov’è questa «fonte inesauribile di umanità e di bontà»? Se ci limitiamo a ciò che dà la condizione umana, non scampiamo dal precipizio dove siamo, sull’orlo del naufragio minaccioso al quale siamo sospesi davanti all’abisso. Allora, dov’è la soluzione?
Lo dico chiaramente e con fermezza. La soluzionenon è nelle convinzioni religiose. Perché, come è ben dimostrato, «non ci si deve più fidare dell’esperienza religiosa di tutti noi» (Thomas Ruster). Il fallito presidente Trump si è presentato davanti al mondo intero con la Bibbia in mano. É stato un ipocrita e un imbroglione? Non lo so. Ammetto anche che possa essere un «soggetto religioso», visto che tanti «religiosi» sono passati per questo mondo pensando e dicendo che bruciare un «eretico» o uccidere l’«infedele saraceno» non era commettere un «omicidio», ma eseguire un «malicidio» (San Bernardo). E si sa che non mi sto inventando nulla. Non sto esagerando. Né sto perdendo il senso della misura. Pochi giorni fa papa Francesco ha detto che lo Stato della Città del Vaticano è uno degli spazi dove c’è la corruzione.
Allora, dov’è la soluzione? Ogni giorno lo vedo sempre più chiaro. La soluzione ènel Vangelo. E lo voglio dire, prima di tutto, con chiarezza e fermezza: il Vangelo non è la Religione. Se ci atteniamo a ciò che dicono i Vangeli, la Religione ha ucciso Gesù. Cioè, la Religione dei sacerdoti e del tempio si è resa conto che era incompatibile con Gesù (Gv 11, 47-53). Per questo lo ha condannato a morte. E non si è fermata finché non l’ha visto giustiziato sulla croce.
La religione è «potere». Un potere che arriva fino a dove nessun altro potere al mondo può arrivare. Perché governa anche nell’intimità della coscienza. E ti detta anche cosa devi pensare e persino cosa non devi desiderare. Al contrario, il Vangelo è «servizio». Un servizio che si compie e si vive quando condividiamo la nostra vita con gli ultimi, con i più piccoli, con coloro che se la passano male nella vita: lavando i piedi agli altri, amando anche i nemici, essendo sempre luce ed esempio, qualunque religione pratichino gli altri.
Per questo, come il «potere» del forte è incompatibile con il «servizio» del debole, così la Religione, che rappresenta Dio come le conviene, è incompatibile con il Vangelo, che si comprende e si mette in pratica nel modo in cui lo richiedono le privazioni, le sofferenze ed i desideri ragionevoli di coloro che hanno la peggio in questo mondo.
E finisco con la cosa più preoccupante: l’errore più grande della Chiesa è stato quello di fondere e confondere la Religione con il Vangelo. Di modo che, come sappiamo, nella liturgia della Chiesa il Vangelo viene letto come una componente o una (piccola) parte della Religione. E così, la conseguenza è stata vivere in una contraddizione continua, che si traduce e si concretizza in mille contraddizioni. L’umiltà dei piccoli e degli infelici è lodata e raccomandata a partire dalla solenne grandezza delle nostre cattedrali. Si esorta a vivere vicino ai poveri a partire dai palazzi nei quali vivono i vescovi. Il distacco dalla ricchezza e dal denaro è consigliato effettuando migliaia di registrazioni di grandi monumenti, proprietà, possedimenti e tanti altri beni che non conosciamo. Si predica la libertà dei credenti tacendo di fronte agli abusi sociali e politici, per non essere indiscreti davanti ai politici o davanti alle grandi fortune. Si predica la “purezza” degli eterosessuali mentre vengono abusati minori innocenti, che sono distrutti nella loro intimità per il resto della loro vita. E così via, fino ad una lista infinita di uomini ambiziosi con le loro ambizioni ben celate, che ingannano se stessi per poter (senza rendersi conto di quello che fanno) ingannare coloro che comandano e salire i gradini che restano loro da salire, per raggiungere il più alto livello possibile.
Tutto questo non è cattiveria. È un inganno. Perché sono convinti che il fattore determinante e decisivo nella vita sia il potere. Quando sappiamo molto bene che il Potere Assoluto di Dio si è spogliato del suo rango, è diventato uno schiavo di tutti, ha iniziato a vivere in una stalla, tra immondizia e letame, per finire i suoi giorni come nessuno vuole finirli, appeso a un legno “accettando la funzione più bassa che una società può assegnare” (Gerd Theissen).
Questa è una pazzia? E non è una pazzia più grande il mondo squilibrato che abbiamo?
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Articolo pubblicato il 7.1.2021 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com)
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI















PROPOSTA DI AZIONE DI RESISTENZA NONVIOLENTA





LA COMUNITA’ SI INCONTRA A MIANELLA
INCONTRI GENERALI 2024 – 2025








Ho conosciuto Nicola in alcune riunioni della nuova sinistra napoletana, presente, attivo e sempre molto analitico nei suoi interventi. L’ho conosciuto meglio quando si è avvicinato alla nostra Comunità seguendoci nelle discussioni e nelle iniziative, forse incuriosito anche da questa esperienza singolare di una spiritualità laica. Nicola è stato sicuramente un compagno di vasta cultura e,spesso, lo evidenziavano i suoi lunghissimi, chilometrici commenti sui social (con soventi nostre insofferenze) che spaziavano dalla politica all’arte, dalla storia allo sport, al costume, sempre con competenza e personale partecipazione. A me Nicola è sembrato spesso una persona di altri tempi, in senso positivo, rispetto al cinismo, disumanita’, carrierismo che caratterizza questo nostro tempo. Lui, invece, con la sua gentilezza, generosità, il lavoro di avvocatura al servizio degli ultimi, un aspetto quasi di innocenza fanciullesca. L’impegno per la causa del popolo sahavariano lo ha visto lavorare fino agli ultimi giorni di vita. Adesso, caro Nicola, continueremo ad ascoltarti, stavolta nell’essenza del silenzio, e forse apprezzerete di più la tua voglia di comunicare. Riposa in pace!











































































































































“Il Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle – Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti“.Andate a imparare che cosa vuol dire: ‘Misericordia io voglio e non sacrifici’ (9,13). È un’accusa diretta verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole “sporcarsi le mani”, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano. Si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti”.
















SABATO 24 FEBBRAIO 2024







accogliere gli altri profughi che arrivano a noi scappando da altre guerre, fame e lager di tortura. Questa crisi sta mettendo in luce come questa Europa non è capace di progettare il suo ruolo geo-politico in un mondo dove tutti siamo sulla stessa barca.





di Domenico Pizzuti


“…E qui rinnovo il mio appello affinché «in considerazione delle circostanze […] si mettano in condizione tutti gli Stati, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri»[6]”.“…«Una nuova etica presuppone l’essere consapevoli della necessità che tutti s’impegnino a lavorare insieme per chiudere i rifugi fiscali, evitare le evasioni e il riciclaggio di denaro che derubano la società, come anche per dire alle nazioni l’importanza di difendere la giustizia e il bene comune al di sopra degli interessi delle imprese e delle multinazionali più potenti»[9]. Questo è il tempo propizio per rinnovare l’architettura finanziaria internazionale[10].”
«che può essere l’occasione per una transizione positiva, ma che richiede grandi cambiamenti: nel mondo del lavoro, nell’economia, nella nostra stessa organizzazione sociale, nel nostro equilibrio con la natura. Il Papa ha chiesto a noi economisti delle proposte concrete per affrontare queste sfide, che abbiano basi solide ma anche la creatività del Vangelo». La direzione verso cui la commissione post Covid-19 del Vaticano sta lavorando è quella di un modello economico più sostenibile e dell’ecologia integrale, per questo suor Alessandra è coinvolta anche nell’anno di celebrazioni della Laudato si’, l’enciclica sulla custodia del creato di papa Francesco, a cinque anni dalla pubblicazione il 24 maggio 2015. «Questi cinque anni sono stati il periodo della ruminatio», afferma suor Smerilli. «La Laudato si’ è stata accolta subito con entusiasmo, anche in ambienti non cattolici. Sono partite iniziative in tutto il mondo: penso alle famiglie che si sono unite per ridurre i consumi, alle nuove “comunità Laudato si’”, alle università e alle parrocchie che stanno attuando la conversione ecologica e danno spazio a una spiritualità del creato, all’interessante fenomeno dei monasteri a impatto zero, a tante persone non credenti che si sono mosse ispirate dall’enciclica. All’inizio si è trattato di iniziative sporadiche, che poi però sono state messe a sistema da chi, profondamente convinto, si è fatto promotore del cambiamento. L’anno di celebrazione sarà un altro inizio, cui seguiranno sette anni – un numero biblico, non a caso, per far crescere queste pratiche di transizione ecologica e replicarle, fare massa critica e aumentare l’impatto sulla politica e su chi deve prendere decisioni».





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