
Il Grido della Terra, il Grido dei Poveri
La logica che sfrutta le classi e assoggetta popoli agli interessi di pochi paesi ricchi e potenti è la stessa che saccheggia la Terra spogliandola delle sue ricchezze, senza solidarietà verso il resto dell’umanità e verso le generazioni future. Il grido dei poveri appare articolato col grido della Terra (L.Boff).
Leonardo Boff , francescano teologo della liberazione, è sicuramente uno degli ispiratori dell’enciclica
“Laudato Si’” di Papa Francesco. Un documento, tra i più organici ed incisivi, apparso nel panorama internazionale; un documento di indirizzo ma anche di dialogo che va oltre le frontiere confessionali, religiose e culturali.
Nel dibattito politico, invece, l’ambiente e l’ecologia (almeno in Italia) sono stati i grandi assenti, talvolta appena accennati, ma mai trattati in modo sistemico. Eppure l’ambiente può essere l’asse portante di una “nuova visione del mondo”, una finestra sul futuro, forse la “madre” di tutte le questioni. Ecologia ed economia sono etimologicamente e concettualmente “sorelle”, entrambe orientate a curare e amministrare la “casa comune”. Invece il modello economico, attualmente prevalente, l’economia globalizzata appare non solo insostenibile e incompatibile con la vita umana e del pianeta ma, profondamente ingiusto. Il divario tra ricchi e poveri si è allargato; il numero di “poveri assoluti” e di “poveri relativi” è in continuo aumento in Italia e nel mondo intero. Appare, quindi, senza fondamento la pretesa di accrescere gli standard di vita dei poveri, senza cercare di abbassare e trasformare quella dei ricchi. La “coscienza del limite” deve indurci a orientare i nostri stili di vita secondo i principi della sobrietà e della condivisione.
Dobbiamo cominciare a pensare ad un nuovo modello economico che implichi una diversa “governance delle città”, che contenga i principi della resilienza, l’innovazione sociale e la creatività. L’economia circolare, la rigenerazione urbana, la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico e culturale, una politica energetica che favorisca in modo preponderante le energie rinnovabili, un’agricoltura capace di offrire cibo di qualità, di promuovere la tutela delle risorse naturali e la biodiversità e capace di bloccare l’erosione genetica, una politica delle risorse idriche che consideri l’acqua un bene “pubblico”, un diritto essenziale da garantire all’intera umanità, e poi spostare l’asse produttivo dalla produzione esclusivamente delle merci verso la produzione di sevizi: questi sono alcuni dei campi operativi che potrebbe rispondere alla pressante domanda di “lavoro”, soprattutto dei giovani, all’interno di un’economia più conviviale e più sostenibile.
In questo periodo storico l’umanità si trova ad affrontare una sfida decisiva: la crisi climatica planetaria. I dati forniti dagli scienziati sul riscaldamento globale sono allarmanti e qualcuno paventa che si tratti di un processo critico inesorabile, vicino al punto di non ritorno. E si comincia a parlare di una “sesta estinzione” di massa. “Gaia”, come pianeta vivente ha subito nei suoi 3,8 miliardi di esistenza parecchie crisi di discontinuità , ma ha una forte resilienza ed ha sempre trovato un nuovo equilibrio. La differenza sostanziale di questa crisi è l’inequivocabile radice antropogenica. E sarà proprio la specie che si è attribuita la denominazione di Homo sapiens, sapiens, responsabile della crisi per aver modificato gli equilibri della biosfera, a subirne le conseguenze con il pericolo della sua stessa sopravvivenza. Abbiamo perduto la “coscienza di specie”. I primi a soffrire dei danni provocati dalla crisi climatica sono ancora una volta “i poveri” che abitano i luoghi dove avanza la desertificazione, dove i disastri ambientali sono più probabili. I dati recenti diffusi dalla FAO ci segnalano che negli anni a venire dovremo confrontarci con circa 150/250 milioni di “rifugiati climatici”, quello si, un vero esodo biblico.
La gravità dei problemi ambientali rende necessaria e urgente una “consapevolezza ecologica” diffusa. Che faccia perno certamente su un’adeguata conoscenza scientifica delle problematiche, ma anche sulla capacità di riflettere sulla connessione di tutti gli esseri viventi, sulla nostra relazione con la Natura. E.O. Wilson, uno dei più grandi biologi viventi, afferma che “l’uomo si è trasformato in una forza geofisica capace di autodistruggersi. Per evitare una simile catastrofe propone un’alleanza tra le due maggiori forze della cultura, le tecnoscienze e le religioni. Queste aiuteranno la scienza ad essere etica e mettersi al servizio della vita e non del mercato. Le tecnoscienze aiuteranno le religioni a superare il loro fondamentalismo ed essere pedagogiche verso l’umanità insegnando non solo il rispetto dei libri e dei luoghi sacri, ma di tutti gli esseri e di tutto il creato”.
La consapevolezza ecologica è la base per una conversione ecologica. I richiami della natura verso una conversione ecologica rappresentano una vera parola profetica di Dio. Ogni spiritualità profonda inizia con l’ascolto di una parola che ci chiama alla conversione. “La spiritualità del creato insiste sulla giustizia non soltanto come realtà intra-umana, ma anche come geo-giustizia tra gli esseri umani e la Terra con tutte le sue creature…Nella lotta per la giustizia, la giustizia nei confronti delle foreste pluviali non può aspettare finchè sia compiuta la giustizia tra gli esseri umani. Siamo troppo interdipendenti … i mistici lo hanno sempre saputo e ora anche la scienza contemporanea lo sta scoprendo …La compassione torna ad essere al centro della vita spirituale, essa non è altro che la messa in atto della nostra interconnessione; è la pratica di questa interconnessione…”(M.Fox)
COMUNITA’ di BASE del CASSANO (Napoli)















PROPOSTA DI AZIONE DI RESISTENZA NONVIOLENTA





LA COMUNITA’ SI INCONTRA A MIANELLA
INCONTRI GENERALI 2024 – 2025








Ho conosciuto Nicola in alcune riunioni della nuova sinistra napoletana, presente, attivo e sempre molto analitico nei suoi interventi. L’ho conosciuto meglio quando si è avvicinato alla nostra Comunità seguendoci nelle discussioni e nelle iniziative, forse incuriosito anche da questa esperienza singolare di una spiritualità laica. Nicola è stato sicuramente un compagno di vasta cultura e,spesso, lo evidenziavano i suoi lunghissimi, chilometrici commenti sui social (con soventi nostre insofferenze) che spaziavano dalla politica all’arte, dalla storia allo sport, al costume, sempre con competenza e personale partecipazione. A me Nicola è sembrato spesso una persona di altri tempi, in senso positivo, rispetto al cinismo, disumanita’, carrierismo che caratterizza questo nostro tempo. Lui, invece, con la sua gentilezza, generosità, il lavoro di avvocatura al servizio degli ultimi, un aspetto quasi di innocenza fanciullesca. L’impegno per la causa del popolo sahavariano lo ha visto lavorare fino agli ultimi giorni di vita. Adesso, caro Nicola, continueremo ad ascoltarti, stavolta nell’essenza del silenzio, e forse apprezzerete di più la tua voglia di comunicare. Riposa in pace!











































































































































“Il Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle – Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti“.Andate a imparare che cosa vuol dire: ‘Misericordia io voglio e non sacrifici’ (9,13). È un’accusa diretta verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole “sporcarsi le mani”, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano. Si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti”.
















SABATO 24 FEBBRAIO 2024







accogliere gli altri profughi che arrivano a noi scappando da altre guerre, fame e lager di tortura. Questa crisi sta mettendo in luce come questa Europa non è capace di progettare il suo ruolo geo-politico in un mondo dove tutti siamo sulla stessa barca.





di Domenico Pizzuti


“…E qui rinnovo il mio appello affinché «in considerazione delle circostanze […] si mettano in condizione tutti gli Stati, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri»[6]”.“…«Una nuova etica presuppone l’essere consapevoli della necessità che tutti s’impegnino a lavorare insieme per chiudere i rifugi fiscali, evitare le evasioni e il riciclaggio di denaro che derubano la società, come anche per dire alle nazioni l’importanza di difendere la giustizia e il bene comune al di sopra degli interessi delle imprese e delle multinazionali più potenti»[9]. Questo è il tempo propizio per rinnovare l’architettura finanziaria internazionale[10].”
«che può essere l’occasione per una transizione positiva, ma che richiede grandi cambiamenti: nel mondo del lavoro, nell’economia, nella nostra stessa organizzazione sociale, nel nostro equilibrio con la natura. Il Papa ha chiesto a noi economisti delle proposte concrete per affrontare queste sfide, che abbiano basi solide ma anche la creatività del Vangelo». La direzione verso cui la commissione post Covid-19 del Vaticano sta lavorando è quella di un modello economico più sostenibile e dell’ecologia integrale, per questo suor Alessandra è coinvolta anche nell’anno di celebrazioni della Laudato si’, l’enciclica sulla custodia del creato di papa Francesco, a cinque anni dalla pubblicazione il 24 maggio 2015. «Questi cinque anni sono stati il periodo della ruminatio», afferma suor Smerilli. «La Laudato si’ è stata accolta subito con entusiasmo, anche in ambienti non cattolici. Sono partite iniziative in tutto il mondo: penso alle famiglie che si sono unite per ridurre i consumi, alle nuove “comunità Laudato si’”, alle università e alle parrocchie che stanno attuando la conversione ecologica e danno spazio a una spiritualità del creato, all’interessante fenomeno dei monasteri a impatto zero, a tante persone non credenti che si sono mosse ispirate dall’enciclica. All’inizio si è trattato di iniziative sporadiche, che poi però sono state messe a sistema da chi, profondamente convinto, si è fatto promotore del cambiamento. L’anno di celebrazione sarà un altro inizio, cui seguiranno sette anni – un numero biblico, non a caso, per far crescere queste pratiche di transizione ecologica e replicarle, fare massa critica e aumentare l’impatto sulla politica e su chi deve prendere decisioni».





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