
UN GIORNO, FORSE….
Gilberto Sguizzato
..Un giorno, forse, se esisteranno ancora le figure e il ruolo dei cardinali, quelli fra loro che malauguratamente dovranno dare la loro vita per testimoniare la propria fede o – meglio ancora – per affermare e difendere la sacralità e l’inviolabilità di ogni uomo, la offriranno in silenzio, senza clamore, lontano dalle telecamere, indossando il loro ordinario e modesto vestito di tutti i giorni senza mai fare spettacolo solenne e un po’ troppo esibizionista con quella divisa color sangue che oggi si dice testimoniare la loro disponibilità al martirio.Un giorno, forse, se ancora esisterà il ruolo cardinalizio, coloro che lo rivestiranno non indosseranno la stessa divisa rosso sangue, uguale per tutti loro, che dà l’idea di una casta innalzata sopra la casta dei vescovi che a sua volta sovrasta il resto del clero in abito talare a sua volta separato dal resto del popolo cristiano. Un giorno, forse, in Conclave, non entreranno solo dei maschi “consacrati” appartenenti a una casta separata e all’Extra Omnes non saremo costretti a vedere tutte le donne che se ne escono dalla Sistina perché nessuna considerata di loro è considerata degna di guidare la Chiesa dell’uomo di Nazareth. Un giorno, forse, la Cappella Sistina ospiterà invece i delegati che rappresenteranno le esperienze ecclesiali più diverse, che avranno in predenza designato i propri rappresentanti uomini e donne, e saranno solo un ricordo i poco più che cento cardinali della terza e quarta età scelti arbitrariamente da un Pontefice eletto da altri cardinali scelti in predenza arbitrariamente da altri Pontefici e così via, a ritroso nel tempo. Un giorno, forse, archiviata la separazione fra clero (in greco clerós non significa altro che separato dal popolo) e comunità (al plurale), non avremo un papa scelto “dallo Spirito Santo” obbligato a conformarsi alla decisione della maggioranza qualificata dei cardinali ma più umilmente eletto da persone (uomini e donne) che rappresentando la pluralità delle esperienze ecclesiali si proclameranno imperfetti e fallibili. Forse, un giorno, avremo dei papi che hanno moglie e figli, che quando parleranno di problemi familiari sapranno di che cosa stanno parlando per esperienza personale diretta, che avranno conosciuto innamoramento e amore godendo dell’eros carnale e che saranno dunque capaci di esaltarlo non con spirito catechistico ma con piena convinzione umana ed evangelica. Un giorno, forse, non staremo per ore e giorni col naso all’insù, in attesa di una fumata bianca circondata da un’aura mistica ma determinata da discussioni, scontri, contrattazioni segrete assolutamente umani, ma conosceremo il nome del papa dopo una discussione pubblica “sine-clave” in cui i partecipanti all’ assemblea più alta (ma non più importante) della comunità cattolica avranno espresso senza calcoli, opportunismi e infingimenti le proprie convinzioni. Forse, un giorno, non uscirà più dalla Cappella Sistina, un ennesimo papa re, anzi imperatore, Sovrano assoluto dello Stato della Città del Vaticano e anche della Chiesa Cattolica, ma si compirà la profezia di Hans Kung che da decenni ormai ci ha spiegato che il papa non è infallibile neppure quando parla “ex cathedra” perché il Vangelo è più grande di ogni dottrina e di ogni disciplina. Forse, un giorno, avremo dei papi che non avranno bisogno di ricorrere alle sottili, calcolate prudenze della diplomazia vaticana, ma grideranno dai tetti ció che ispira loro la “libera parola” (la parresia) dell’uomo di Nazareth. Forse, un giorno, saranno l’Unesco o il Ministero dei Beni Culturali Europei a tutelare e gestire la fruizione degli immensi tesori d’arte del Vaticano che non avrà più bisogno di ammantarsi dell’impareggiabile magnificenza di San Pietro, della Sistina e di tutti i capolavori architettonici e artistici di proprietà di Chiesa, bastando a questa e al sua papa l’umile efficienza di una sede esemplarmente umile e modesta. Forse, un giorno, i credenti che oggi si dicono cattolici avranno il coraggio di elogiare come stupendi e prodigiosi la pluralità e il variegato pluralismo delle comunità che si rifanno al nome del galileo, per sostenersi, riprendersi e illuminarsi fraternamente a vicenda, senza bisogno di un papa al quale chiedere di proclamare quale sia, di volta in volta, la vera dottrina (“l’ortodossia”) per ricevere invece da lui solo l’esempio esistenziale di una prassi quotidiana il più possibile in sintonia con il Vangelo.Un giorno, forse, ma noi da molto tempo (da secoli?) non ci saremo più. Auguriamolo di tutto cuore a chi verrà dopo di noi…
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