
LA TEORIA DEL CAOS
Di Leonard Boff
Raramente nella lunga storia della vita, si è verificata una situazione di caos planetario come nei giorni attuali. Eravamo abituati a un sistema regolare e ordinato, nonostante negli ultimi decenni avessimo sperimentato irregolarità con una frequenza crescente, come tsunami, tifoni, terremoti ed eventi estremi di caldo torrido e freddo polare. Tali fenomeni hanno portato gli scienziati a pensare e tentare di comprendere come all’interno dell’ordine dato potevano verificarsi situazioni caotiche.
Da qui nacque una scienza, quella del caos, tanto importante come le altre, al punto che alcuni arrivarono a dire che il secolo XX sarà ricordato per la teoria della relatività di Einstein, per la meccanica quantistica di Heisenberg/Bohr e per la teoria del caos di Lorenz/Prigogine.
L’essenza della teoria del caos risiede nel fatto che un cambiamento molto piccolo nelle condizioni iniziali di una situazione porta a effetti imprevedibili. È il famoso esempio dell’«effetto farfalla». Piccoli cambiamenti iniziali, casuali, come il battere di ali di una farfalla in Brasile, possono provocare cambiamenti atmosferici fino a culminare in una tempesta a New York. Il presupposto teorico è che tutte le cose sono interconnesse e vanno assumendo nuovi elementi, creando complessità nel corso della propria esistenza (in questo caso: calore, umidità, venti, energie terrestri e cosmiche) in un modo che la situazione finale è totalmente diversa da quella iniziale.
Il caos sta da tutte le parti, nell’universo, nella società e in ciascuna persona. Significa che l’ordine delle cose non è lineare e statico. È dinamico e sempre alla ricerca di un equilibrio che lo fa andare avanti.
L’universo si è originato da un immenso caos iniziale (big bang). L’evoluzione è stata ed è la modalità per mettere ordine in questo caos millenario. Ma qui nasce una novità: il caos non è solo caotico, contiene dentro di se – in gestazione – un nuovo ordine. Logicamente possiede il suo momento distruttivo, caotico, senza il quale il nuovo ordine non potrebbe irrompere. Il caos è generativo di questo nuovo ordine.
Chi analizzò nel dettaglio questo fenomeno fu il grande scienziato russo/belga Ilya Prigogine (1917-2003), premio Nobel per la Chimica nel 1977. Studiò particolarmente le condizioni che permettono l’emergenza della vita. Secondo questo grande scienziato, sempre che esista un sistema aperto (pertanto, in permanente dialogo e scambio con l’esterno) e sempre che ci sia una situazione di caos (pertanto, fuori dall’ordine e lontano dall’equilibrio) in cui prevale una non linearità, è la connettività tra le parti che genera un nuovo ordine, che sarebbe la vita. (cf. Order out of Chaos,1984).
Questo processo conosce biforcazioni e fluttuazioni. L’ordine, pertanto, mai è dato a priori. Dipende da vari fattori che lo portano in una direzione o in altra, da ciò un’immensa biodiversità.
Abbiamo fatto tutta questa riflessione sommaria per aiutarci a capire meglio l’attuale caos pandemico. Innegabilmente viviamo in una situazione di completo caos, un caos distruttivo di milioni di vite umane. Nessuno può dire quando termina né in che direzione andiamo. Il virus si manifesta con molteplici varianti, avendo successo sulle nostre cellule. È innegabilmente caotico e sta terrorizzando l’intera umanità. Ci pone questioni fondamentali: cosa abbiamo fatto con la natura per essere castigati con un virus cosi letale? Dove abbiamo sbagliato? Che cambiamenti dobbiamo intraprendere in relazione con la natura per impedire che ci invii una gamma di altri virus?
Sappiamo che nascosto al suo interno esiste un ordine migliore e più alto. La cosa peggiore che potrebbe accaderci sarebbe la continuità o il ritorno al passato che ha creato il caos. Dobbiamo usare la nostra fantasia creatrice e, soprattutto, forgiare – dall’esperienza storica – un ordine più amico della vita, affettuoso, fraterno e giusto. Sarebbe il caos generativo.
Dobbiamo capire il contesto da cui è venuto il coronavirus. È un’espressione dell’antropocene, cioè della sistematica aggressione, da parte dell’essere umano, della natura, di Gaia, della Madre Terra. È la conseguenza di aver trattato il pianeta come una riserva inerte di risorse a nostra disposizione e non come una realtà viva che merita attenzione e rispetto.
A partire dalla rivoluzione industriale l’abbiamo sfruttata al punto che non riesce più ad auto-rigenerarsi e offrirci tutti i beni e servizi vitali. Dobbiamo inaugurare una relazione di sinergia e sostenibilità per e con la natura, sentendoci parte di Lei, responsabili per la sua continuità e non i suoi padroni e signori. Se non operiamo questa conversione ecologica potremmo conoscere catastrofi inimmaginabili.
Nel caso brasiliano, la prima cosa che dobbiamo fare è preservare l’immensa ricchezza ecologica ereditata dalla natura, in termini di foresta pluviale, abbondanza di acqua, di suoli fertili e di vastissima biodiversità.
Di seguito dobbiamo superare la marginalizzazione, l’odio vigliacco che rivolgiamo ai poveri. Il disprezzo e le umiliazioni commesse crudelmente contro le persone schiavizzate si sono trasferite nei confronti dei poveri. Tale disumanità ha lasciato cicatrici profonde nella popolazione.
Infine dobbiamo liquidare l’eredità perversa del “latifondismo in epoca coloniale” trasferito nella rendita e nel potere di pochi miliardari che controllano gran parte della finanza. Fanno fortune con la pandemia, senza alcuna empatia con i familiari che hanno perso i loro cari (in Brasile i morti per Covid superano il mezzo milione). Loro sono i sostenitori dell’attuale Governo necrofilo, il cui presidente è alleato del virus. Costituiscono il maggiore ostacolo per il superamento del caos installato a Brasilia.
Abbiamo bisogno di costruire un fronte ampio di forze progressiste e nemiche della neo-colonizzazione del paese per portare alla luce un nuovo ordine, sommerso nel caos attuale ma che vuole nascere. Dobbiamo fare questo parto anche se doloroso. In caso contrario continueremo a essere ostaggi e vittime di coloro che sempre hanno pensato “corporativamente” solo per sé, voltando le spalle al popolo e devastando la natura con il loro agro-business. Finendo per rafforzare l’impatto tra noi del coronavirus.
Dobbiamo ispirarci nell’universo, nato dal caos primordiale, ma che evolvendo ha creato nuovi ordini sempre più complessi, fino a generare la specie umana. La nostra missione è garantire la vita, la Madre Terra e noi stessi. Creare la Casa Comune dentro la quale tutti possano vivere in giustizia, pace e allegria. Questo modello dovrà uscire dalle viscere del caos attuale e fondare un nuovo inizio per l’umanità.
(Traduzione dal portoghese di Gianni Alioti)
Leonardo Boff, filosofo e teologo.















PROPOSTA DI AZIONE DI RESISTENZA NONVIOLENTA





LA COMUNITA’ SI INCONTRA A MIANELLA
INCONTRI GENERALI 2024 – 2025








Ho conosciuto Nicola in alcune riunioni della nuova sinistra napoletana, presente, attivo e sempre molto analitico nei suoi interventi. L’ho conosciuto meglio quando si è avvicinato alla nostra Comunità seguendoci nelle discussioni e nelle iniziative, forse incuriosito anche da questa esperienza singolare di una spiritualità laica. Nicola è stato sicuramente un compagno di vasta cultura e,spesso, lo evidenziavano i suoi lunghissimi, chilometrici commenti sui social (con soventi nostre insofferenze) che spaziavano dalla politica all’arte, dalla storia allo sport, al costume, sempre con competenza e personale partecipazione. A me Nicola è sembrato spesso una persona di altri tempi, in senso positivo, rispetto al cinismo, disumanita’, carrierismo che caratterizza questo nostro tempo. Lui, invece, con la sua gentilezza, generosità, il lavoro di avvocatura al servizio degli ultimi, un aspetto quasi di innocenza fanciullesca. L’impegno per la causa del popolo sahavariano lo ha visto lavorare fino agli ultimi giorni di vita. Adesso, caro Nicola, continueremo ad ascoltarti, stavolta nell’essenza del silenzio, e forse apprezzerete di più la tua voglia di comunicare. Riposa in pace!











































































































































“Il Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle – Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti“.Andate a imparare che cosa vuol dire: ‘Misericordia io voglio e non sacrifici’ (9,13). È un’accusa diretta verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole “sporcarsi le mani”, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano. Si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti”.
















SABATO 24 FEBBRAIO 2024







accogliere gli altri profughi che arrivano a noi scappando da altre guerre, fame e lager di tortura. Questa crisi sta mettendo in luce come questa Europa non è capace di progettare il suo ruolo geo-politico in un mondo dove tutti siamo sulla stessa barca.





di Domenico Pizzuti


“…E qui rinnovo il mio appello affinché «in considerazione delle circostanze […] si mettano in condizione tutti gli Stati, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri»[6]”.“…«Una nuova etica presuppone l’essere consapevoli della necessità che tutti s’impegnino a lavorare insieme per chiudere i rifugi fiscali, evitare le evasioni e il riciclaggio di denaro che derubano la società, come anche per dire alle nazioni l’importanza di difendere la giustizia e il bene comune al di sopra degli interessi delle imprese e delle multinazionali più potenti»[9]. Questo è il tempo propizio per rinnovare l’architettura finanziaria internazionale[10].”
«che può essere l’occasione per una transizione positiva, ma che richiede grandi cambiamenti: nel mondo del lavoro, nell’economia, nella nostra stessa organizzazione sociale, nel nostro equilibrio con la natura. Il Papa ha chiesto a noi economisti delle proposte concrete per affrontare queste sfide, che abbiano basi solide ma anche la creatività del Vangelo». La direzione verso cui la commissione post Covid-19 del Vaticano sta lavorando è quella di un modello economico più sostenibile e dell’ecologia integrale, per questo suor Alessandra è coinvolta anche nell’anno di celebrazioni della Laudato si’, l’enciclica sulla custodia del creato di papa Francesco, a cinque anni dalla pubblicazione il 24 maggio 2015. «Questi cinque anni sono stati il periodo della ruminatio», afferma suor Smerilli. «La Laudato si’ è stata accolta subito con entusiasmo, anche in ambienti non cattolici. Sono partite iniziative in tutto il mondo: penso alle famiglie che si sono unite per ridurre i consumi, alle nuove “comunità Laudato si’”, alle università e alle parrocchie che stanno attuando la conversione ecologica e danno spazio a una spiritualità del creato, all’interessante fenomeno dei monasteri a impatto zero, a tante persone non credenti che si sono mosse ispirate dall’enciclica. All’inizio si è trattato di iniziative sporadiche, che poi però sono state messe a sistema da chi, profondamente convinto, si è fatto promotore del cambiamento. L’anno di celebrazione sarà un altro inizio, cui seguiranno sette anni – un numero biblico, non a caso, per far crescere queste pratiche di transizione ecologica e replicarle, fare massa critica e aumentare l’impatto sulla politica e su chi deve prendere decisioni».





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