
“Laudato sì” e questione dell’acqua.
di Giuseppe Finaldi
“L’emergenza climatica: la questione dell’acqua”. Questo il titolo del primo appuntamento, sabato 27 febbraio, del percorso formativo online dal titolo “LAUDATO SI’: l’ecologia integrale per un nuovo umanesimo”, organizzato dalla Comunità di Base del Cassano (http://www.cdbcassano.it/) e dal Circolo “La Gru”, nell’orizzonte culturale e spirituale tracciato dall’enciclica di Papa Francesco. In essa, il Papa raccoglie e dà voce, come nessuno mai, al grido della Terra. In essa ha riposto, con la fede del contadino, il seme di una speranza per l’umanità impaurita e confusa dei nostri tempi: ristabilire con il Pianeta una vitale relazione di reciprocità, di rispetto, di cura. La prospettiva non è semplicemente la diffusione di una sensibilità ambientalista, pure urgente. E’ il paradigma culturale che cambia. Il Papa propone quello di un’ecologia integrale: tutto è in relazione e i fenomeni del riscaldamento globale, dell’inquinamento dell’aria, dei mari e della terra, dell’esaurimento delle risorse, della deforestazione, ecc. si intrecciano indissolubilmente a quelli della vivibilità urbana, dell’uso degli spazi, della mobilità, dell’alimentazione umana, dell’economia, delle istituzioni, della società, della politica, della stessa spiritualità. Scrive il Papa: «La cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico».
Il primo appuntamento, curato da Aldo Bifulco, ispiratore dell’intera iniziativa, con la regia di Vincenzo Cortese, si è sviluppato intorno alla relazione di apertura affidata ad Alex Zanotelli, il padre comboniano di cui è notissimo l’impegno instancabile per la pace e a favore degli “ultimi”. Padre Alex ha affrontato il decisivo tema dell’acqua partendo dal paragrafo 30 dell’enciclica, dove si legge: “Mentre la qualità dell’acqua disponibile peggiora costantemente, in alcuni luoghi avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato. In realtà, l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità. Questo debito si salda in parte con maggiori contributi economici per fornire acqua pulita e servizi di depurazione tra le popolazioni più povere. Però si riscontra uno spreco di acqua non solo nei Paesi sviluppati, ma anche in quelli in via di sviluppo che possiedono grandi riserve. Ciò evidenzia che il problema dell’acqua è in parte una questione educativa e culturale, perché non vi è consapevolezza della gravità di tali comportamenti in un contesto di grande inequità”.
L’acqua, ha ricordato Zanotelli, è madre della vita. Noi europei ed occidentali non ce ne rendiamo quasi più conto, abituati ad averla disponibile con estrema facilità nelle nostre case e sui nostri tavoli apparecchiati. Sono i popoli dell’Amazzonia che conservano questa verità. Il loro legame con l’acqua è spirituale, come si apprende leggendo le pagine dell’esortazione “QUERIDA AMAZONIA”, dove Francesco ricorre alla voce dei poeti: “In Amazzonia l’acqua è la regina, i fiumi e i ruscelli sono come vene, e ogni forma di vita origina da essa”. “Rio delle Amazzoni/ capitale delle sillabe dell’acqua,/ padre patriarca, sei/ l’eternità segreta/ delle fecondazioni,/ a te scendono fiumi come uccelli” (Pablo Neruda, “Amazonas”). “Quelli che credevano che il fiume fosse una corda per giocare si sbagliavano. Il fiume è una vena sottile sulla faccia della terra. […]Il fiume è una fune a cui si aggrappano animali e alberi. Se tirano troppo forte, il fiume potrebbe esplodere. Potrebbe esplodere e lavarci la faccia con l’acqua e con il sangue” (Juan Carlos Galeano, “Los que creyeron”).
Il primato dell’acqua per la vita (e per la vita umana) sul Pianeta, ancora così limpido nelle culture amazzoniche, è drammaticamente minacciato dall’egemonia mondiale della cultura economicistica. L’acqua, per questa mentalità, è una merce e, ha ricordato Zanotelli, alla stregua di una merce è arrivata in Borsa. Con l’oro e il petrolio, l’acqua, dalla fine dello scorso anno, è scambiata a Wall Street. Anzi, proprio la sua sempre crescente scarsità a causa dei mutamenti climatici la rende un affare, oggetto dei futures, i contratti finanziari coi quali si scommette sul futuro delle materie. Insomma, il fatto che due miliardi di persone ora vivono in nazioni afflitte da problemi idrici e quasi due terzi del mondo potrebbe affrontare nei prossimi quattro anni gravi carenze idriche, fa ritenere agli speculatori finanziari che gestire i rischi associati alla disponibilità di acqua possa essere un’apprezzabile fonte di guadagni, degna della loro cinica attenzione.
In Italia, questa stessa cultura della mercificazione, ha continuato il padre comboniano, nonostante il vittorioso referendum del 2011, frena l’affermazione del modello scelto dai cittadini di una gestione pubblica dell’acqua e la lascia sostanzialmente (eccetto poche realtà territoriali, come Napoli) nelle mani dei grandi gruppi privati. Né, da anni, si riesce a far avanzare in Parlamento una proposta di legge per la ripubblicizzazione dell’acqua. Il testo attuale – che eredita una proposta di iniziativa popolare che i movimenti per l’acqua pubblica presentarono già nel 2007 con 400mila firme – prevede di liquidare gli azionisti privati e trasformare la natura di tutte le società, attualmente di diritto privato, in enti di diritto pubblico. La lobby delle Aziende operanti nei servizi pubblici dell’Acqua ne ostacola, però, il cammino, ricorrendo anche a campagne giornalistiche che insinuano dubbi sulla gestione pubblica dell’acqua. In questo senso, finanche il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), stilato dal governo Conte prima della crisi, per usare i 210 miliardi di euro previsti per l’Italia da NextGenerationEU, per la gestione dell’acqua prevede, specie al Sud, l’attribuzione di competenze ad aziende multiservizio quotate in borsa.
La battaglia per l’acqua pubblica, che è battaglia per la vita, è uno snodo per la storia democratica e civile del nostro Paese e richiede, conclude Padre Zanotelli, che i cittadini, le Chiese e gli stessi cristiani ne sentano la immane responsabilità. Che è, anzitutto, responsabilità politica. La Laudato sì, al paragrafo 53, avverte: “Si rende indispensabile creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico finiscano per distruggere non solo la politica ma anche la libertà e la giustizia”. Bisogna, allora, farsi sentire, essere attivi, pretendere trasparenza, adottare mezzi di pressione sui decisori politici. In questo senso, nell’immediato, l’invito pressante che Padre Alex Zanotelli ha rivolto a tutti i partecipanti è di firmare l’appello che il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua hanno lanciato (http://chng.it/8jDc4LwfBD) al fine di denunciare i rischi relativi alla quotazione in Borsa dell’Acqua, configurandosi questa come una concreta minaccia ai diritti umani fondamentali. ______ Il prossimo appuntamento online, dal titolo “Soggiogare la Terra o coltivare e custodire la Terra”, sarà trasmesso sabato 13 marzo 2021, alle ore 17.30 su www.facebook.com/cdbcassanolaudatosi















PROPOSTA DI AZIONE DI RESISTENZA NONVIOLENTA





LA COMUNITA’ SI INCONTRA A MIANELLA
INCONTRI GENERALI 2024 – 2025








Ho conosciuto Nicola in alcune riunioni della nuova sinistra napoletana, presente, attivo e sempre molto analitico nei suoi interventi. L’ho conosciuto meglio quando si è avvicinato alla nostra Comunità seguendoci nelle discussioni e nelle iniziative, forse incuriosito anche da questa esperienza singolare di una spiritualità laica. Nicola è stato sicuramente un compagno di vasta cultura e,spesso, lo evidenziavano i suoi lunghissimi, chilometrici commenti sui social (con soventi nostre insofferenze) che spaziavano dalla politica all’arte, dalla storia allo sport, al costume, sempre con competenza e personale partecipazione. A me Nicola è sembrato spesso una persona di altri tempi, in senso positivo, rispetto al cinismo, disumanita’, carrierismo che caratterizza questo nostro tempo. Lui, invece, con la sua gentilezza, generosità, il lavoro di avvocatura al servizio degli ultimi, un aspetto quasi di innocenza fanciullesca. L’impegno per la causa del popolo sahavariano lo ha visto lavorare fino agli ultimi giorni di vita. Adesso, caro Nicola, continueremo ad ascoltarti, stavolta nell’essenza del silenzio, e forse apprezzerete di più la tua voglia di comunicare. Riposa in pace!











































































































































“Il Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle – Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti“.Andate a imparare che cosa vuol dire: ‘Misericordia io voglio e non sacrifici’ (9,13). È un’accusa diretta verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole “sporcarsi le mani”, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano. Si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti”.
















SABATO 24 FEBBRAIO 2024







accogliere gli altri profughi che arrivano a noi scappando da altre guerre, fame e lager di tortura. Questa crisi sta mettendo in luce come questa Europa non è capace di progettare il suo ruolo geo-politico in un mondo dove tutti siamo sulla stessa barca.





di Domenico Pizzuti


“…E qui rinnovo il mio appello affinché «in considerazione delle circostanze […] si mettano in condizione tutti gli Stati, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri»[6]”.“…«Una nuova etica presuppone l’essere consapevoli della necessità che tutti s’impegnino a lavorare insieme per chiudere i rifugi fiscali, evitare le evasioni e il riciclaggio di denaro che derubano la società, come anche per dire alle nazioni l’importanza di difendere la giustizia e il bene comune al di sopra degli interessi delle imprese e delle multinazionali più potenti»[9]. Questo è il tempo propizio per rinnovare l’architettura finanziaria internazionale[10].”
«che può essere l’occasione per una transizione positiva, ma che richiede grandi cambiamenti: nel mondo del lavoro, nell’economia, nella nostra stessa organizzazione sociale, nel nostro equilibrio con la natura. Il Papa ha chiesto a noi economisti delle proposte concrete per affrontare queste sfide, che abbiano basi solide ma anche la creatività del Vangelo». La direzione verso cui la commissione post Covid-19 del Vaticano sta lavorando è quella di un modello economico più sostenibile e dell’ecologia integrale, per questo suor Alessandra è coinvolta anche nell’anno di celebrazioni della Laudato si’, l’enciclica sulla custodia del creato di papa Francesco, a cinque anni dalla pubblicazione il 24 maggio 2015. «Questi cinque anni sono stati il periodo della ruminatio», afferma suor Smerilli. «La Laudato si’ è stata accolta subito con entusiasmo, anche in ambienti non cattolici. Sono partite iniziative in tutto il mondo: penso alle famiglie che si sono unite per ridurre i consumi, alle nuove “comunità Laudato si’”, alle università e alle parrocchie che stanno attuando la conversione ecologica e danno spazio a una spiritualità del creato, all’interessante fenomeno dei monasteri a impatto zero, a tante persone non credenti che si sono mosse ispirate dall’enciclica. All’inizio si è trattato di iniziative sporadiche, che poi però sono state messe a sistema da chi, profondamente convinto, si è fatto promotore del cambiamento. L’anno di celebrazione sarà un altro inizio, cui seguiranno sette anni – un numero biblico, non a caso, per far crescere queste pratiche di transizione ecologica e replicarle, fare massa critica e aumentare l’impatto sulla politica e su chi deve prendere decisioni».





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