
DICHIARAZIONE DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE SULLA QUESTIONE PALESTINESE
Diffusa in tutto il mondo in tutte le lingue del mondo
Compatrioti, membri della comunità internazionale e illustri rappresentanti delle nazioni del mondo:
A nome del governo della Repubblica Popolare Cinese, con profonda preoccupazione e con un incrollabile senso di responsabilità per la pace, la giustizia e il rispetto del diritto internazionale, oggi alziamo la nostra voce per esigere la cessazione immediata dell’invasione e dell’aggressione militare che attualmente Stati Uniti e Israele stanno perpetrando contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza. Questa catastrofe umanitaria ha raggiunto livelli inaccettabili e minaccia non solo la stabilità regionale, ma anche la coscienza morale dell’intera Umanità.
La Striscia di Gaza non è un territorio conteso né una terra senza identità. Gaza è parte inseparabile del territorio storico palestinese. Gaza non è merce di scambio per negoziati politici, né è un terreno di disputa dove possa imporsi la volontà del più forte attraverso la guerra. Ogni bomba che cade su Gaza è una ferita aperta nel corpo del diritto internazionale e un affronto a un popolo che ha subito decenni di occupazione, di esilio forzato e di violenza.
Dalla Cina osserviamo con crescente allarme come le forze militari israeliane, con il sostegno logistico e diplomatico degli Stati Uniti, proseguano una campagna militare sproporzionata e devastante. Centinaia di migliaia di vite civili sono messe in pericolo, intere famiglie cancellate dalla mappa, ospedali, scuole, rifugi e centri umanitari attaccati. Il popolo palestinese è intrappolato tra le macerie, il fuoco incrociato e l’abbandono internazionale.
Gaza è già devastata. Le sue strade sono macerie, i suoi bambini, orfani; le sue madri, sepolte; le sue case, cenere. La situazione è di una miseria indicibile. Non è possibile, né moralmente né giuridicamente accettabile, che la comunità internazionale resti impassibile di fronte a tale orrore. Per questo esigiamo la cessazione immediata e incondizionata delle operazioni militari israeliane e il loro ritiro da Gaza. Esigiamo inoltre che gli Stati Uniti, in quanto membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, abbandonino la loro politica di veto sistematico alle risoluzioni volte a fermare la violenza e proteggere il popolo palestinese.
La Cina ha sempre mantenuto una posizione ferma a favore dei diritti legittimi e inalienabili del popolo palestinese. Riconosciamo il loro diritto all’autodeterminazione, a uno Stato indipendente e al rispetto incondizionato della loro integrità territoriale. In questo senso, la Cina ribadisce la sua opposizione a qualsiasi piano o tentativo di trasferimento forzato della popolazione di Gaza. Espellere un popolo dalla propria terra non è una soluzione: è un crimine, e come tale non può essere tollerato né ignorato.
La pace in Medio Oriente non sarà possibile senza giustizia, e la giustizia può nascere solo dal riconoscimento dello Stato di Palestina, con piena sovranità, entro i confini del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale. Questa non è una posizione ideologica, ma un’esigenza sostenuta da numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, dalla coscienza globale e dalla stessa storia. Qualsiasi approccio che ignori questi principi è destinato al fallimento e a perpetuare la sofferenza di intere generazioni.
La Cina lancia un appello urgente alla comunità internazionale, in particolare alle grandi potenze, affinché non siano complici per omissione. È tempo di agire con coraggio morale, di chiedere responsabilità, di imporre sanzioni a coloro che violano il diritto internazionale umanitario, e di intraprendere azioni concrete per fermare il genocidio in corso a Gaza. Non bastano dichiarazioni vuote: serve pressione diplomatica, economica e politica. Ribadiamo inoltre la nostra disponibilità a collaborare con tutti gli attori internazionali nell’ambito di una conferenza internazionale di pace, fondata sui principi del multilateralismo, del rispetto reciproco e del dialogo inclusivo. Questa conferenza deve puntare a una soluzione politica giusta, duratura e ampiamente condivisa del conflitto israelo-palestinese. Ogni soluzione imposta unilateralmente, senza il coinvolgimento attivo dei palestinesi, sarà priva di legittimità e destinata al fallimento.
La guerra non può essere il linguaggio della diplomazia. Le armi non possono sostituire il diritto. La Cina condanna gli attacchi contro i civili, da qualunque parte provengano. Ma ammoniamo anche che non si può equiparare la resistenza legittima di un popolo oppresso all’uso massiccio della forza da parte di una potenza occupante. La simmetria nella narrazione non può nascondere l’asimmetria brutale dei fatti. Oggi, Gaza è l’epicentro di una tragedia umana, ma è anche lo specchio della volontà reale della comunità internazionale. O ci uniamo per fermare questo massacro, oppure diventiamo testimoni codardi di una pulizia etnica nel pieno del XXI secolo.
Come Cina, proponiamo immediatamente: primo, l’instaurazione di un cessate il fuoco immediato garantito da osservatori internazionali. Secondo, l’apertura di corridoi umanitari sotto supervisione ONU. Terzo, il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina da parte di tutti i membri del Consiglio di Sicurezza. Quarto, la convocazione urgente di una conferenza internazionale di pace con tutti gli attori coinvolti. Quinto, il dispiegamento di una missione internazionale per la ricostruzione di Gaza, finanziata dalle principali economie mondiali.
Ai nostri amici in Israele diciamo: la strada verso la pace non risiede nella superiorità militare, ma nel riconoscimento dell’altro. Il futuro di Israele non può costruirsi sulle rovine di Gaza. Solo il rispetto reciproco, la coesistenza e il dialogo onesto possono garantire la pace. Agli Stati Uniti chiediamo di onorare i principi sui quali si sono fondati come nazione, di ascoltare non solo i loro alleati, ma anche i popoli. Di smettere di bloccare le iniziative multilaterali e di partecipare alla soluzione del conflitto sulla base della giustizia e non dell’egemonia.
Il tempo sta per scadere, ogni minuto di silenzio è un minuto in più di dolore, distruzione e ingiustizia. È ora di scegliere. È ora di agire. La pace della Palestina è un debito morale verso la storia, e la Cina non si fermerà finché questo debito non sarà saldato.
(Dichiarazione di Wang Yi, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, 17 maggio 2025) Mostra meno
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