
Annunziamo il sogno di Gesù
Gennaro Pagano
Come vorrei che quest’oggi dai pulpiti delle cattedrali come dagli amboni di ogni chiesa cristiana scomparisse la retorica del sacrificio espiatorio e della vittima immolata per pagare il conto di qualcun altro. La logica sacrificale presente in molte tradizioni religiose, ancor prima di quella cristiana, è una logica che serve a pacificare la coscienza e che spesso anestetizza la responsabilità individuale collettiva con cui l’etica umana da sempre si confronta.Come sarebbe bello se invece di costernarci dinanzi al sangue e alle ferite del Crocifisso trovassimo il coraggio di entusiasmarci intravedendo tra le pieghe di una morte infame, la logica folle e il sogno rivoluzionario dell’uomo di Nazareth.Non dimenticando che se oggi ci viene presentato come uomo “dei dolori” è perché ha vissuto una vita intera come uomo “degli amori”: amore per un Dio la cui volontà risiede unicamente nel bene e nella piena fioritura delle sue creature; amore per i poveri e i sofferenti, per tutti coloro che il potere sacro e profano aveva messo ai margini della società, fino ad escluderli perfino dall’esperienza comunitaria della fede; amore per le donne, protagoniste indiscusse della sua Pasqua, per quelle donne ancora di fatto marginalizzate dalla cultura patriarcale e clericale di molte comunità che pure a lui si rifanno; amore per i bambini, nel suo contesto storico senza alcun diritto, che lui pone come cifra del regno, e verso cui ha una vicinanza totale; amore per i sogni di fraternità, riconciliazione, prossimità, pace; amore per un regno mai concluso ma già realizzato nell’atto stesso di amare senza calcoli e misure. È la fedeltà a questi amori che lo inchioda alla croce. Ed è l’amore che rende sacra la sua morte da escluso. Per questo oggi piuttosto che rasserenarmi con la consapevolezza che lui ha pagato per me, per noi, come sacrificio gradito ad un Padre assetato di sangue (che buona notizia sarebbe questa?), preferisco lasciarmi scavare dentro dalla certezza che anche io posso pagare il debito che questo mondo ha con se stesso: il debito dell’amore. E la sua croce mi spinge così a chiedermi come amare di più, come fiorire di più, come amare non solo la mia piccola vita ma l’intero mondo, partendo da chi mi è affianco, collaborando alla fioritura dell’intero universo, iniziando sempre dagli ultimi e marginali per arrivare a tutti. Questo era il suo sogno. Sogno inchiodato su una croce. Sogno chiuso in un sepolcro. Sogno risorto in Lui e in coloro che oggi continuano grazie a lui a sognare e a lottare._____________________________________________________________Testo pubblicato nel Blog dell’Autore (www.libertamarginali.it) il 7.4.2023.















PROPOSTA DI AZIONE DI RESISTENZA NONVIOLENTA





LA COMUNITA’ SI INCONTRA A MIANELLA
INCONTRI GENERALI 2024 – 2025








Ho conosciuto Nicola in alcune riunioni della nuova sinistra napoletana, presente, attivo e sempre molto analitico nei suoi interventi. L’ho conosciuto meglio quando si è avvicinato alla nostra Comunità seguendoci nelle discussioni e nelle iniziative, forse incuriosito anche da questa esperienza singolare di una spiritualità laica. Nicola è stato sicuramente un compagno di vasta cultura e,spesso, lo evidenziavano i suoi lunghissimi, chilometrici commenti sui social (con soventi nostre insofferenze) che spaziavano dalla politica all’arte, dalla storia allo sport, al costume, sempre con competenza e personale partecipazione. A me Nicola è sembrato spesso una persona di altri tempi, in senso positivo, rispetto al cinismo, disumanita’, carrierismo che caratterizza questo nostro tempo. Lui, invece, con la sua gentilezza, generosità, il lavoro di avvocatura al servizio degli ultimi, un aspetto quasi di innocenza fanciullesca. L’impegno per la causa del popolo sahavariano lo ha visto lavorare fino agli ultimi giorni di vita. Adesso, caro Nicola, continueremo ad ascoltarti, stavolta nell’essenza del silenzio, e forse apprezzerete di più la tua voglia di comunicare. Riposa in pace!











































































































































“Il Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle – Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti“.Andate a imparare che cosa vuol dire: ‘Misericordia io voglio e non sacrifici’ (9,13). È un’accusa diretta verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole “sporcarsi le mani”, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano. Si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti”.
















SABATO 24 FEBBRAIO 2024







accogliere gli altri profughi che arrivano a noi scappando da altre guerre, fame e lager di tortura. Questa crisi sta mettendo in luce come questa Europa non è capace di progettare il suo ruolo geo-politico in un mondo dove tutti siamo sulla stessa barca.





di Domenico Pizzuti


“…E qui rinnovo il mio appello affinché «in considerazione delle circostanze […] si mettano in condizione tutti gli Stati, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri»[6]”.“…«Una nuova etica presuppone l’essere consapevoli della necessità che tutti s’impegnino a lavorare insieme per chiudere i rifugi fiscali, evitare le evasioni e il riciclaggio di denaro che derubano la società, come anche per dire alle nazioni l’importanza di difendere la giustizia e il bene comune al di sopra degli interessi delle imprese e delle multinazionali più potenti»[9]. Questo è il tempo propizio per rinnovare l’architettura finanziaria internazionale[10].”
«che può essere l’occasione per una transizione positiva, ma che richiede grandi cambiamenti: nel mondo del lavoro, nell’economia, nella nostra stessa organizzazione sociale, nel nostro equilibrio con la natura. Il Papa ha chiesto a noi economisti delle proposte concrete per affrontare queste sfide, che abbiano basi solide ma anche la creatività del Vangelo». La direzione verso cui la commissione post Covid-19 del Vaticano sta lavorando è quella di un modello economico più sostenibile e dell’ecologia integrale, per questo suor Alessandra è coinvolta anche nell’anno di celebrazioni della Laudato si’, l’enciclica sulla custodia del creato di papa Francesco, a cinque anni dalla pubblicazione il 24 maggio 2015. «Questi cinque anni sono stati il periodo della ruminatio», afferma suor Smerilli. «La Laudato si’ è stata accolta subito con entusiasmo, anche in ambienti non cattolici. Sono partite iniziative in tutto il mondo: penso alle famiglie che si sono unite per ridurre i consumi, alle nuove “comunità Laudato si’”, alle università e alle parrocchie che stanno attuando la conversione ecologica e danno spazio a una spiritualità del creato, all’interessante fenomeno dei monasteri a impatto zero, a tante persone non credenti che si sono mosse ispirate dall’enciclica. All’inizio si è trattato di iniziative sporadiche, che poi però sono state messe a sistema da chi, profondamente convinto, si è fatto promotore del cambiamento. L’anno di celebrazione sarà un altro inizio, cui seguiranno sette anni – un numero biblico, non a caso, per far crescere queste pratiche di transizione ecologica e replicarle, fare massa critica e aumentare l’impatto sulla politica e su chi deve prendere decisioni».





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