
Anti-cristiano omaggiare The Donald Tramp
INTERVISTA A VITO MANCUSO
Giacomo Galeazzi
12 Febbraio 2025 la stampa
«Sarebbe rassicurante bollare il cristianesimo di Trump e Vance come una parodia. La questione è più sottile e preoccupate: è la rivitalizzazione di un’altra possibile forma di cristianesimo, quella che in Occidente avevamo superato con il Concilio Vaticano II», afferma il filosofo e teologo Vito Mancuso.
Jd Vance richiama San Tommaso per giustificare la deportazione dei clandestini.
«La prima virtù cardinale è la saggezza, ovvero imparare a guardare e capire. Dobbiamo esercitare il discernimento. Magari potessimo dire che siamo di fronte a un finto cristianesimo. In realtà è uno dei possibili volti del cristianesimo e delle religioni. Anzi è il volto del cristianesimo che storicamente si è affermato di più. Nei secoli passati in tutti i Paesi occidentali vi erano cappellani militari che benedicevano le armi e arringavano i soldati contro i nemici dall’altra parte, spesso cattolici come loro, si pensi, per esempio, alle guerre tra italiani e austriaci. Lo Stato medievale era espressione della religione e viceversa. Antico e Nuovo testamento sono ricolmi di divisioni: noi i puri da una parte, loro gli impuri dall’altra. Ci siamo massacrati per secoli in nome di divinità contrapposte».
A cosa si riferisce?
«Pensiamo al concetto ebraico di “herem” che ha motivato le efferatezze della guerra di conquista della cosiddetta Terra santa. “Herem” letteralmente significa sterminio totale e contrassegna il passare a fil di spada, come dice la Bibbia, ogni essere vivente: uomini, donne, bambini, vecchi, animali. La sua istituzione è nel libro del Deuteronomio, capitolo settimo, cioè nella parte più sacra della Bibbia ebraica, la Torah. È sistematica l’applicazione di questo terribile comando quando Israele conquista le città nella terra di Canaan, tra cui Gerico. Chi vuole trovare motivazioni nella Bibbia per la propria guerra santa ha abbondante materiale per farlo».
L’esigenza di avere una società ordinata è un concetto estraneo al pensiero cristiano?
«No. L’esigenza di ordine e sicurezza è qualcosa di connaturato alla condizione umana e tutto ciò che è umano non può essere estraneo a un cristianesimo rettamente inteso. Se per favorire l’accoglienza in maniera unilaterale si mette a repentaglio l’ordine e la sicurezza si commette un errore politico, sociale e teologico. Il comandamento di amare il prossimo viene formulato dalla Bibbia e ripreso da Gesù dicendo di amare il prossimo “come se stessi”. Non si tratta di amare il prossimo più di se stessi, ma come se stessi. L’esigenza di accoglienza dei migranti non può essere a scapito delle esigenze di sicurezza dei residenti. Non è uno sbilanciamento nell’esercizio dell’amore verso alcune categorie di persone a scapito di altre. D’altro lato neppure l’esigenza di sicurezza può essere a scapito della doverosa e umana accoglienza dei bisognosi. Proteggere i propri cittadini e accogliere gli stranieri bisognosi devono essere i due pilastri da unire per formare il ponte della vera politica di ispirazione cristiana, sempre che non si voglia usare in modo pretestuoso e falso il richiamo al cristianesimo. Una sana politica che si definisce cristiana deve porsi l’obiettivo di comporre queste due polarità».
E Trump fotografato come Gesù nell’Ultima cena?
«È una foto epocale, mi ha suscitato un’impressione così profonda che l’ho salvata sul computer. Segna un cambiamento di paradigma a livello religioso e politico. Il clero, incluso un sacerdote cattolico, fa da corte all’imperatore! È uno scatto sconvolgente che ci riprecipita al quarto secolo, all’epoca dell’imperatore Costantino e del suo successore Teodosio, i quali vollero e convocarono i primi concili ecumenici, a partire dal primo, quello di Nicea voluto da Costantino nel 325, esattamente 1700 anni fa, e poi quello di Costantinopoli voluto da Teodosio nel 381. L’anno prima Teodosio con l’Editto di Tessalonica aveva proclamato il cristianesimo religione di Stato. E da allora il legame tra potere politico e potere religioso è stato organico e continuativo, ha rappresentato il vero e proprio collante della società cristiana, pur con qualche frizione come la lotta per le investiture nei secoli medievali».
Ma poi è arrivato il Vaticano II.
«Il Concilio prese atto che il legame organico tra potere politico e potere religioso in Occidente si andava dissolvendo e che occorreva ricostruire il rapporto su nuove basi. Nell’Occidente cattolico e protestante, a differenza dell’Oriente ortodosso, all’inizio degli Anni Sessanta si pensava di essere usciti dalle epoche del collaborazionismo trono-altare e dei conseguenti concordati con il regime fascista (1929) e con il regime nazista (1933). Spero di sbagliarmi, ma con Trump e con Vance sembra che possiamo ritornare lì. La foto stile “Ultima cena” con Trump al posto di Gesù che abbiamo ricordato lo dimostra. Ora in Vaticano c’è Papa Francesco che si oppone strenuamente a questa visione, ma dopo di lui chissà. Una cosa è sicura: pur essendo qualcosa che la storia della Chiesa e della teologia conosce bene, questa riduzione del cristianesimo a instrumentum regni è quanto di più anticristiano possa esserci».
Perché anticristiano?
«Gesù è stato condannato e crocifisso dal potere imperiale. È stato giustiziato con la pena capitale che l’Impero assegnava ai sediziosi, ai ribelli, colpevoli del crimine peggiore: il crimen laesae maiestatis. Gesù ha rappresentato l’esempio più radicale di opposizione ai poteri di questo mondo, e infatti venne fatto fuori da un’alleanza tra potere politico romano e potere religioso ebraico espressione degli interessi dell’aristocrazia sacerdotale. Ne viene che se c’è una cosa che il cristianesimo ha da offrire, nella misura in cui è fedele a Gesù, è proprio l’opposizione ai poteri di questo mondo. Se i cristiani diventano funzionali al potere tradiscono il senso specifico della loro fede, diventano inutili in quanto credenti, equivalgono ai tanti funzionari amici del potere che la storia e l’economia producono di continuo».
Può farci un esempio?
«Per riprendere le parole di Gesù, perdono sapore e risultano come il sale di cui egli parlò nel discorso della montagna chiedendosi a cosa serve il sale se ha perso sapore e rispondendo che non serve più a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini. Sono già tanti i cortigiani, non serve che arrivino anche i cristiani. Purtroppo però essi arrivano, sono già arrivati. I cristiani devono essere il sale della terra, o il lievito della pasta, per riprendere le immagini evangeliche. Ci sono insomma due opposti estremismi da evitare: il radicalismo di chi vuole essere solo lievito senza perdersi ed entrare nella pasta (mi riferisco a quel radicalismo, a volte fanatismo, che rifiuta qualunque mediazione con la logica del mondo senza comprendere che il lievito esiste proprio in funzione della pasta) e dall’altro lato il totale allineamento al potere all’insegna del servilismo e della cortigianeria. Il vero cristianesimo sta in mezzo, distinguendo ogni volta responsabilmente l’azione da compiere o da non compiere».
COMMENTO DI ANTONIO ZONTA















PROPOSTA DI AZIONE DI RESISTENZA NONVIOLENTA





LA COMUNITA’ SI INCONTRA A MIANELLA
INCONTRI GENERALI 2024 – 2025








Ho conosciuto Nicola in alcune riunioni della nuova sinistra napoletana, presente, attivo e sempre molto analitico nei suoi interventi. L’ho conosciuto meglio quando si è avvicinato alla nostra Comunità seguendoci nelle discussioni e nelle iniziative, forse incuriosito anche da questa esperienza singolare di una spiritualità laica. Nicola è stato sicuramente un compagno di vasta cultura e,spesso, lo evidenziavano i suoi lunghissimi, chilometrici commenti sui social (con soventi nostre insofferenze) che spaziavano dalla politica all’arte, dalla storia allo sport, al costume, sempre con competenza e personale partecipazione. A me Nicola è sembrato spesso una persona di altri tempi, in senso positivo, rispetto al cinismo, disumanita’, carrierismo che caratterizza questo nostro tempo. Lui, invece, con la sua gentilezza, generosità, il lavoro di avvocatura al servizio degli ultimi, un aspetto quasi di innocenza fanciullesca. L’impegno per la causa del popolo sahavariano lo ha visto lavorare fino agli ultimi giorni di vita. Adesso, caro Nicola, continueremo ad ascoltarti, stavolta nell’essenza del silenzio, e forse apprezzerete di più la tua voglia di comunicare. Riposa in pace!











































































































































“Il Signore promette ristoro e liberazione a tutti gli oppressi del mondo, ma ha bisogno di noi per rendere efficace la sua promessa. Ha bisogno dei nostri occhi per vedere le necessità dei fratelli e delle sorelle – Ha bisogno delle nostre mani per soccorrere. Ha bisogno della nostra voce per denunciare le ingiustizie commesse nel silenzio, talvolta complice, di molti“.Andate a imparare che cosa vuol dire: ‘Misericordia io voglio e non sacrifici’ (9,13). È un’accusa diretta verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole “sporcarsi le mani”, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano. Si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti”.
















SABATO 24 FEBBRAIO 2024







accogliere gli altri profughi che arrivano a noi scappando da altre guerre, fame e lager di tortura. Questa crisi sta mettendo in luce come questa Europa non è capace di progettare il suo ruolo geo-politico in un mondo dove tutti siamo sulla stessa barca.





di Domenico Pizzuti


“…E qui rinnovo il mio appello affinché «in considerazione delle circostanze […] si mettano in condizione tutti gli Stati, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri»[6]”.“…«Una nuova etica presuppone l’essere consapevoli della necessità che tutti s’impegnino a lavorare insieme per chiudere i rifugi fiscali, evitare le evasioni e il riciclaggio di denaro che derubano la società, come anche per dire alle nazioni l’importanza di difendere la giustizia e il bene comune al di sopra degli interessi delle imprese e delle multinazionali più potenti»[9]. Questo è il tempo propizio per rinnovare l’architettura finanziaria internazionale[10].”
«che può essere l’occasione per una transizione positiva, ma che richiede grandi cambiamenti: nel mondo del lavoro, nell’economia, nella nostra stessa organizzazione sociale, nel nostro equilibrio con la natura. Il Papa ha chiesto a noi economisti delle proposte concrete per affrontare queste sfide, che abbiano basi solide ma anche la creatività del Vangelo». La direzione verso cui la commissione post Covid-19 del Vaticano sta lavorando è quella di un modello economico più sostenibile e dell’ecologia integrale, per questo suor Alessandra è coinvolta anche nell’anno di celebrazioni della Laudato si’, l’enciclica sulla custodia del creato di papa Francesco, a cinque anni dalla pubblicazione il 24 maggio 2015. «Questi cinque anni sono stati il periodo della ruminatio», afferma suor Smerilli. «La Laudato si’ è stata accolta subito con entusiasmo, anche in ambienti non cattolici. Sono partite iniziative in tutto il mondo: penso alle famiglie che si sono unite per ridurre i consumi, alle nuove “comunità Laudato si’”, alle università e alle parrocchie che stanno attuando la conversione ecologica e danno spazio a una spiritualità del creato, all’interessante fenomeno dei monasteri a impatto zero, a tante persone non credenti che si sono mosse ispirate dall’enciclica. All’inizio si è trattato di iniziative sporadiche, che poi però sono state messe a sistema da chi, profondamente convinto, si è fatto promotore del cambiamento. L’anno di celebrazione sarà un altro inizio, cui seguiranno sette anni – un numero biblico, non a caso, per far crescere queste pratiche di transizione ecologica e replicarle, fare massa critica e aumentare l’impatto sulla politica e su chi deve prendere decisioni».





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